N. 2

 

  

LA BALLATA DEL CAPRO NERO

 

PARTE 2

 

di Carlo Monni

 

(basato su idee, concetti e personaggi ideati da Fabio Chiocchia)

 

 

1.

 

 

            Los Angeles di notte è un posto pericoloso, ma in fondo non più di qualsiasi altra grande città di questo pianeta. Finché si resta nel centro pieno di luci, non si corrono davvero grandi pericoli ma Los Angeles non è solo la città delle mille luci o della sfavillante insegna di Hollywood che la domina dall’alto delle omonime colline, ci sono montagne, canyon, boschi ed altri posti bui dove non è saggio avventurarsi da soli e perfino in compagnia.

            La ragazza fu trovata in una chiesa sconsacrata di North Hollywood. Era decisamente morta, distesa nuda sull’altare, legata mani e piedi, uno squarcio le attraversava il corpo dal collo all’inguine, il lavoro di un esperto non di un macellaio qualunque. Qualcuno aveva usato il suo sangue per tracciare su pavimento un pentacolo, le stesse condizioni in cui era stata trovata Laura Morris.[1] Un altro sacrificio in onore del Capro Nero con tanto di sua evocazione su questo piano di esistenza.

            Il mio amico, oddio, amico è forse una parola troppo grossa, Seth Lieber era preoccupato che il ripetersi di questi omicidi rituali potesse gettare discredito sulla Chiesa di Satana, il che era quasi divertente a pensarci bene. Certo, il massimo che facevano lui ed il resto della sua congrega era radunarsi da qualche parte con addosso delle tuniche, preferibilmente nere o rosse, officiare i loro riti usando una bella ragazza nuda come altare per poi concludere il tutto con una bella orgia. Non sapevano nulla dei veri riti satanici, della magia nera, delle evocazioni del Maligno e degli altri membri delle corti infernali. Io, invece, ne sapevo fin troppo: li avevo conosciuti sin da bambino e li avevo spesso combattuti da adulto.

            Mi chiamo Daimon Hellstrom e sono il figlio di Satana.

 

            Lo vide uscire e salire su una bella auto rossa, una Maserati Ghibli per essere esatti. Si trattava bene Mr. Daimon Hellstrom, il suo nemico. Avrebbe dovuto spaccargli il cuore

“Non è ancora il momento.” sussurrò una voce nella sua testa “Ti dirò io quando lo sarà."

                Accanto a lui, invisibile a chiunque altro, stava un’enorme e nera figura, appena poco più di un’ombra, che suonava una malinconica melodia con il suo lungo flauto di legno.

 

                Horace Lupeski si era autoproclamato Sommo Sacerdote della Chiesa di Satana o almeno di una sua branca scissionista che seguiva gli insegnamenti di suo zio Anton il quale era morto qualche anno fa a Cambridge, Massachusetts, in circostanze non molto chiare, almeno per le Autorità.

            Horace aveva riorganizzato la Chiesa dei Dannati qui a Los Angeles ed era riuscito ad attirare nella sua cerchia un po’ di gente che conta: attori, registi, produttori, politici, imprenditori. Tutta gente che cercava solo un po’ di brivido, di eccitazione per combattere la noia ed a cui importava poco o niente di Satana, peccato che magari a mio padre potesse importare qualcosa di loro e non era mai una buona notizia.

            Avevo fatto qualche indagine personale ed avevo scoperto che Anton Lupeski era stato ucciso nientemeno che da Dracula e che i miei vecchi alleati Frank Drake e Blade, entrambi cacciatori di vampiri, erano stati testimoni dell’evento.[2] Si diceva anche che Horace Lupeski fosse solo l’uomo di facciata della Chiesa dei Dannati e che a comandare veramente fosse una Somma Sacerdotessa di cui nessuno a parte Lupeski conosceva la vera identità. Ce n’era più che abbastanza da stimolare la mia curiosità, lo confesso.

            Come Professore Associato della Divisione di Scienze Sociali del College di Lettere e Scienze dell’U.C.L.A.[3] Lupeski aveva diritto ad un piccolo ufficio, dove speravo di trovarlo visto che era giorno di ricevimento degli studenti.

            Mentre stavo per entrare nell’edificio, ne uscì l’ultima donna che avrei voluto incontrare oggi. Il Tenente Eva Torres della Squadra Omicidi del Dipartimento di Polizia di Los Angeles era una tipica bellezza latina e se ci fossimo trovati in circostanze diverse, l’avrei volentieri cavalcata tra le lenzuola del mio letto o del suo ma, ahimè, le circostanze in cui ci eravamo conosciuti non erano molto favorevoli a questo tipo di cose.

-Ah, il Signor Daimon Hellstrom… o devo chiamarla Dottore o Professore?-

            E così aveva scoperto chi ero veramente, non ne fui particolarmente sorpreso.

-Mi chiami pure come vuole.- ribattei -Ha intenzione di arrestarmi?-

-Per essersi fatto passare per un agente federale con tanto di distintivo fasullo? Dovrei ma lascerò perdere. A quanto pare, ha amici che garantiscono per lei, perfino i Vendicatori.-

-In effetti, ho dato loro una mano un paio di volte, ma non pensavo di aver lasciato una così buona impressione.-

-A dire il vero, Tigra l’ha definita un bastardo, arrogante e cinico.-

-           Scoppiai a ridere.

-Una referenza davvero impressionante.- commentai.

-Ho fatto delle ricerche su di lei. Ha un curriculum davvero impressionante: Professore Associato di Parapsicologia e Religioni Comparate alla Gateway University a St. Louis nel Missouri e alla Georgetown University di Washington D.C., ha una capacità fuori del comune di trovarsi coinvolto in delitti a sfondo misteriosi come il massacro avvenuto qui l’altro giorno.-

-Non penserà mica che sia opera mia, vero?-

-È stato fortunato: le testimonianze ed i video di sorveglianza la scagionano ed anzi dimostrano che ha dato una mano contro quegli esseri, qualunque cosa fossero.-

-Demoni minori, qualunque demonologo degno di questo nome li avrebbe saputi riconoscere.-

-E lei è il migliore, giusto? È pure consulente esterno dello S.H.I.E.L.D. e .del F.B.S.A. per tacere di alcuni dipartimenti di polizia e pare anche che sia un esorcista qualificato.-

-Ho molti talenti, lo ammetto.-

-Ci sono anche altre voci, per esempio che lei e sua sorella siate figli del Diavolo.-

-E non siamo nemmeno i soli, mio padre è uno che si dà parecchio da fare.-

-Non si provi a prendermi in giro. Figlio di Satana? Crede davvero che possa bermi una stupidaggine simile?-

-Non è una devota cattolica? Pensavo che significasse quello il crocefisso che porta al collo. Allora dovrebbe credere al Diavolo.-

            Mi rivolse uno sguardo duro poi disse:

-Confermo: è davvero un bastardo arrogante.-

-Faccio del mio meglio.-

-Non m’importa chi è: se interferisce con le mie indagini si pentirà di avermi conosciuto, glielo assicuro.-

-Me lo ricorderò, ora mi scusi ma sono atteso. Sa: la stupida burocrazia universitaria. Se voglio insegnare qui, devo firmare un sacco di carte.-

-Stia lontano da Horace Lupeski.-

-Chi?-

            Prima che reagisca le ho già voltato le spalle. Qualunque cosa pensi Little Eva, io e Horace Lupeski stiamo per fare una bella chiacchierata.

 

 

2.

 

 

            Il corridoio principale dell’edificio era ancora transennato con il classico nastro giallo della Polizia, e sul pavimento i contorni dei corpi tracciati dalla Scientifica. I Detective dovevano averci messo l’intero pomeriggio per fare i rilievi. La cosa non aveva alcun interesse per me, se non come semplice curiosità.

            La donna alla reception mi spiegò che Charles Monaghan, Vice Decano[4] della Divisione Scienze Sociali era stato ricoverato all’U.C.L.A. Medical Center in stato di shock e che la sua segretaria, Clarice Watts, era anche lei ricoverata in pessime condizioni.

-Non è in pericolo di vita ma ha perso l’occhio destro. Una certa Fondazione Scientifica si è offerta di fornirle gratuitamente un occhio bionico che stanno testando ma…-

            Interruppi il suo sproloquio sul destino della povera Clarice, di cui, in fondo, non m’importava granché, e le chiesi bruscamente dove potevo trovare Horace Lupeski. Ricevute le indicazioni, pochi minuti dopo ero davanti alla sua porta.

            Se mi fossi aspettato qualcuno corrispondente allo stereotipo del satanista, sarei rimasto sicuramente deluso. Horace Lupeski sembrava esattamente quello che in fondo era: un comune professore universitario. Aveva pressappoco la mia età, capelli, neri e pizzetto, vestito tre pezzi elegante, forse di Armani e comunque costoso, troppo per lo stipendio di un ricercatore part time, l’unico segno visibile che forse non era poi così comune.

Mi presentai e lui si alzò per stringermi la mano. Aveva una stretta forte e vigorosa.

-Daimon Hellstrom, il famoso demonologo?- esclamò -È un onore per me conoscerla.-

Cordialità studiata e decisamente finta, ma me l’aspettavo. Puntai i miei occhi su di lui che sostenne il mio sguardo.

-Che posso fare per lei?- mi chiese sempre con quel suo tono finto amabile.

-Può chiarirmi due cose. La prima è: cosa ci fa la mia ex moglie sulla lista degli adepti alla sua "Chiesa”?-

-La sua…? Oh, intende la deliziosa Miss Walker? L’ho semplicemente invitata ad una delle nostre funzioni approfittando del fatto che si trovava a Los Angeles per discutere del telefilm ispirato alle sue avventure adolescenziali. Mio zio aveva conosciuto sua madre e mi è sembrato un gesto carino invitarla.-

            La madre di Patsy aveva venduto la sua anima al Diavolo, o quantomeno a un diavolo, in cambio del successo e non era impossibile che avesse conosciuto Anton Lupeski ma l’istinto mi diceva di non fidarmi troppo delle parole di Horace.

-Purtroppo Miss Walker non ha gradito quel che ha visto e se n’è andata quasi subito.-

            Decisamente Patsy non è il tipo da messe nere.

-Ma aveva detto di avere due domande, qual è la seconda?-

            Andai dritto al sodo:

-La sua Chiesa dei Dannati è coinvolta negli omicidi satanici degli ultimi giorni?-

-Intende quelle due povere ragazze assassinate, di cui una è stata ritrovata stamattina? Le risponderò come ho risposto alla poliziotta che è venuta prima di lei: né io né nessuno dei miei fedeli abbiamo qualcosa a che fare con questa storia, noi al massimo sacrifichiamo all’Oscuro Signore qualche capretto.-

            E questo soddisfa mio padre e gli altri demoni come il Capro Nero solo fino ad un certo punto.

-Se mi ha mentito, lo scoprirò.- dissi alzandomi ed il mio tono voleva essere minaccioso.

            Stavo per uscire quando Lupeski disse:

-Venga alla nostra prossima funzione. Sarà un onore per noi avere come ospite il figlio del nostro Signore.-

            E così sapeva chi ero davvero. Non mi sorprese. Horace Lupeski aveva calato la maschera e mostrato, per così dire, il suo vero volto. Non mi presi nemmeno la briga di rispondergli.

 

            La donna bionda vestita di nero vide Daimon Hellstrom raggiungere la sua Maserati e salirvi a bordo per poi allontanarsi dall’università.

                Non era ancora il momento che s’incontrassero, ma sarebbe venuto presto. Intanto lei aveva altro da fare.

                La donna si voltò ed entrò nell’edificio davanti a lei. Chi avesse potuto vedere i suoi occhi dietro gli occhiali neri che portava, avrebbe visto che al posto delle pupille c’erano due teschi bianchi e scintillanti.

 

            Mentre raggiungevo la mia meta appresi dal notiziario radiofonico che avevano identificato la seconda vittima: Katherine Sheldon, 22 anni di Mobile Alabama, venuta nella Città degli Angeli per cercare di sfondare nel mondo del cinema, non aveva avuto la fortuna che sperava: era finita nel giro dei film porno ed ogni tanto faceva la escort. Storia triste ma già sentita.

            Nel frattempo ero arrivato davanti al palazzo dove abitava Sam Akroyd. Sam era un ometto insulso e magro come un chiodo, del tutto insignificante se non fosse stato per il fatto che era un vero e proprio nerd del satanismo e dell'occulto ed aveva la capacità di riuscire a sapere tutto sull’argomento demoni e affini, per questo mi servivo occasionalmente di lui come fonte di informazioni.

            Appena arrivai davanti alla sua porta capii subito che c’era qualcosa che non andava: era semplicemente accostata. Se c’era una cosa che avevo capito subito di Sam, anche se lo conoscevo da poco tempo, era che era decisamente paranoico in fatto di sicurezza, non avrebbe mai lasciato la porta accostata.

            Entrai cautamente e con tutti i miei sensi all’erta. Nell’aria si percepiva un lieve sentore di zolfo… e di sangue.

            I miei peggiori timori furono confermati: Sam giaceva sul pavimento della sua camera da letto immerso in una pozza di sangue. Mi chinai su di lui, era decisamente morto. Gli avevano tagliato la gola da orecchio ad orecchio usando un coltello molto affilato… o un artiglio. Allo stesso modo avevano inciso sul suo petto nudo un rozzo pentacolo, una sorta di firma dell’assassino ed un avvertimento per me

Il corpo era ancora caldo, il che era indice che era morto da poco. L’odore di zolfo che permaneva nell’aria mi fece capire due cose: l’assassino non era umano e forse era ancora lì, invisibile a chiunque non avesse i miei sensi demoniaci.

Mi voltai di scatto evitando per un pelo un colpo che mi avrebbe fatto fare la stessa fine di Sam. Davanti a me c’era un classico demone minore: pelle rossa, corna ricurve, coda forcuta, zanne e artigli.

Scivolai di lato ed al tempo stesso feci con entrambe le mani il segno del tridente. Per un breve attimo sembrò che fossi avvolto dalle fiamme e quando l’effetto cessò i miei abiti borghesi erano scomparsi, il mio petto era nudo mostrando in tutto il suo splendore il pentacolo inciso nelle mie carni che rappresentava il mio retaggio di nascita, i pantaloni erano rossi ed attillati ed al posto delle scarpe di marca c’erano due stivali dorati come la cintura ma soprattutto: nelle mie mani stringevo il mio magico tridente.

-Chi ti manda?- chiesi al demone.

            La sola risposta che ebbi fu un ringhio mentre lui cercava ancora una volta di artigliarmi. Non esitai oltre e lo colpii con una scarica di fuoco infernale che uscì a piena potenza dalle punte del mio tridente. Il demone urlò e si dissolse lasciando dietro di sé un penetrante odore di zolfo.

            Chi lo aveva mandato? Era stato evocato da Horace Lupeski o da qualcun altro? Era uno dei servi del Capro Nero ma di un livello superiore a quelli che avevo affrontato il giorno prima all’università? Tutte domande destinate a rimanere per il momento senza risposta. Intanto c’era una cosa che dovevo fare. Composi il 911[5] e dissi:

-Sono Daimon Hellstrom, mi passi il Tenente Eva Torres, devo denunciare un omicidio.-

 

 

3.

 

 

            Dire che Eva Torres era felice di vedermi in retorica sarebbe stato definito un delicato eufemismo. Probabilmente evitò di sputare ai miei piedi solo per non inquinare la scena del crimine.

-Ogni volta che la incontro, Hellstrom, c’è di mezzo qualche cadavere!- esclamò venendomi incontro. A quanto pareva, anche un semplice buongiorno era fuori questione con me.-

-E anche stavolta sono innocente come un agnellino.- ribattei sfoderando la mia espressione migliore

            Lei inarcò un sopracciglio e replicò:

-Agnellino non è esattamente il termine che userei per definirla.-

            Gettò un’occhiata al cadavere di Sam Akroyd e devo ammettere che, a parte un lieve pallore, non fece una piega.

-Perché crede che ci sia un collegamento con gli altri omicidi? Per il pentacolo forse? Le altre vittime sono state uccise in modo diverso ed erano entrambe giovani e belle ragazze. Lui… assomiglia ad un topo.-

            Giudizio poco lusinghiero per il povero Sam, ma abbastanza centrato e comunque lui non era più in grado di lamentarsi.

-E se le dicessi che ad ucciderlo è stato un demone coi suoi artigli?-

-Che sarebbe stato più credibile se mi avesse detto che era uno Skrull travestito.-

-È proprio una scettica incallita, Tenente. Chissà che il referto del Medico Legale non le faccia cambiare idea.-

            Non mi sembrava troppo convinta.

 

            La sala era gremita di gente. Era indubbiamente una chiesa ma gli arredi non erano quelli tipici: alle pareti c’erano quadri con immagini di demoni e sabba infernali. Il crocefisso dietro l’altare era rovesciato e l’altare stesso era ricoperto da un panno nero su cui erano disegnati pentacoli rossi. Su di esso era distesa una ragazza nuda legata ai polsi e alle caviglie con le gambe divaricate. Si agitava ma non poteva liberarsi.

-Perché mi fate questo? Perché?- piagnucolò.

                L’officiante la guardò. Indossava una lunga tunica nera dalle ampie maniche. Una maschera con le fattezze di un caprone nascondeva il suo volto.

-Sii lieta del tuo destino.- disse con voce distorta dalla maschera -Stai per essere sacrificata a Satana.-

                Brandì con entrambe le mani un grosso coltello sacrificale e lo calò sul petto della vittima gridando;

-Per Satana!-

-Per Satana!- ripeté all’unisono l’uditorio.

                Il coltello squarciò il petto della ragazza sull’altare e quando le sue grida cessarono l’officiante estrasse il suo cuore ancora pulsante dal petto e lo sollevò con entrambe le mani sopra la sua testa ed esclamò:

-Per la gloria di Satana!-

-Per la gloria di Satana!- ripeté ancora l’uditorio.

                La funzione terminò poco dopo ed i partecipanti si diressero all’uscita. Solo alcuni rimasero indietro per rimuovere il cadavere della ragazza ed il drappo ormai intriso del suo sangue dall’altare.

                L’officiante si tolse la maschera rivelando il volto di una bella ragazza dai lunghi capelli biondi, splendidi occhi azzurri e labbra rosse su cui era disegnato un sorriso di assoluta e crudele malvagità.

                La ragazza si svegliò gridando. Era completamente sudata ed al tempo stesso scossa da brividi. Si alzò dal letto, grata del fatto che per una volta non ci fosse nessuno con lei, e si diresse in bagno.

                Era da tempo che era turbata da questi sogni ricorrenti di cerimonie sataniste, sabba e cose simili ma nessuno era mai stato vivido come questo. Non era stata solo una spettatrice stavolta ma una partecipante e le era piaciuto. Non poteva continuare così, doveva chiedere aiuto a un medico o qualcosa di simile.

                Si sciacquò il viso e poi sollevò la testa verso lo specchio sopra il lavandino, specchio che rifletté l’immagine del suo volto, lo stesso volto che nel suo sogno apparteneva alla sacerdotessa di Satana che aveva officiato il sacrificio umano.

 

                Il Tenente Eva Torres aveva accettato un passaggio sulla mia Maserati mentre la sua auto di servizio ci seguiva a debita distanza. Era evidente che non si fidava troppo di me e voleva essere sicura che non combinassi qualche guaio… o c’era dell’altro?

Fino a questo momento era sembrata del tutto impervia al mio fascino e poiché non mi capitava spesso, devo ammettere che la cosa mi stimolava, in fondo avevo sempre avuto una fortuna sfacciata con le donne: Katherine Reynolds era più che felice di ospitarmi nel suo letto ogni volta che capitavo a Saint Louis, Saripha Thames aveva addirittura sposato un mio doppione e la mia ex moglie Patsy… lei era letteralmente impazzita per me. Ok, questa potevo risparmiarmela.

Gettai un’altra occhiata di traverso alla Piccola Eva. Sotto la sua scorza dura non era affatto male, dopotutto. Decisi che prima della fine di questa storia me la sarei portata a letto in qualche modo. Lo so: non è un comportamento tipico di un eroe del Bene, ma chi ha mai detto che sono un tradizionale eroe del Bene? In fondo sono pur sempre il figlio del Diavolo anche se io e lui non siamo mai andati troppo d’accordo.

            Dovevo avere un qualche stupido sorriso stampato sulle labbra perché Torres mi chiese:

-Sta pensando a qualcosa di divertente?-

-In effetti sì,- risposi in tono ironico.-Ma non parliamo di questo adesso, magari più tardi. Parliamo di questi omicidi. Non m’inganna: anche lei pensa che siano collegati, non è vero?-

-Non sono stupida.- ribatté lei -L’idea che ci siano due distinti assassini che lasciano come firma dei pentacoli non è logica. Che ci sia di mezzo una setta satanica sembra ovvio ma sono solo omicidi casuali o c’è di più dietro?-

-Qualcuno ha usato il primo omicidio per evocare un potente Signore degli Inferi, ma la cosa gli è sfuggita di mano ed ora lui pretende un tributo di sangue sempre più elevato. Noi del ramo lo chiamiamo il Capro Nero perché quella è la forma con cui appare più volentieri. Conosce l’iconografia, immagino: caprone antropomorfo con larghe ali nere da pipistrello. In passato è stato confuso con il dio greco-romano Pan o con quello celtico Cernunnos. C’è anche chi pensa che sia solo uno dei tanti aspetti di mio padre Satana ma io…-

-Ancora con questa storia?- sbottò la Torres -Ed io dovrei bermi la storia di un demone libero per Los Angeles?-

Silenzio!- intimai -Lo sente?-

-Cosa? Io non...-

            Capii dalla sua espressione che ora lo sentiva anche lei: il suono di un flauto che suonava una melodia malinconica, un suono che si faceva sempre più forte e non era il suono di un flauto comune ma di quello strumento che viene chiamato flauto di Pan.

-Oh Mio Dio!- esclamò Eva.

            Davanti a noi era apparsa una figura gigantesca che occupava l’intero orizzonte: il Capro Nero in tutto il suo splendore e sulle sue labbra un ghigno che poteva a buon diritto definirsi diabolico.

            Preso di sorpresa sbandai. Avevo appena ripreso il controllo dell’auto che qualcosa piombò sul cofano. Era uno di quei demoni a forma di grosse scimmie con delle grosse orecchie a punta e lunghe unghie affilate che avevano seminato caos e morte all’università il giorno prima. Allungò una zampa sfondando il parabrezza ma io gli bloccai il polso e rilasciai il fuoco infernale su di lui. Con un urlo inumano balzò all’indietro divorato da fiamme letali per i demoni.

            Arrestai l’auto e mi affrettai a scendere subito imitato da Eva Torres. Quelle creature avevano letteralmente invaso la strada. Alcune di loro si stavano accanendo sui poliziotti che ci seguivano e sugli altri automobilisti e pedoni ma le altre circondavano me e la Torres: eravamo noi il vero bersaglio.

            Ancora una volta piegai le dita delle mani a formare il tridente ed ancora una volta i miei abiti furono sostituiti dalla mia tenuta da combattimento. Allungai la mano destra ed afferrai il tridente che si era appena materializzato.

-Chi vuole affrontarmi per primo? -urlai.

            Ci sia fu un attimo di indecisione poi uno degli scimmioni balzò contro Eva Torres. La poliziotta sparò ripetutamente ma con il solo risultato che quella creatura emise un suono che poteva essere inteso come una risata. Si avvicinò a lei ed allungò una mano per ghermirla sfiorò il crocefisso che lei portava al collo ed urlò come se avesse toccato un ferro rovente.

            Sparai una scarica di fuoco infernale su di lui riducendolo in cenere poi mi voltai verso gli altri. Senza che me ne rendessi conto avevo subito un’ulteriore metamorfosi: le mie iridi erano diventate rosse ed i miei canini si erano allungati. La parte peggiore di me era salita in superficie.

            Senza esitazione sparai le mie scariche contro i demoni che avevo intorno. A quanto pareva, quelli rimasti avevano perso ogni spirito combattivo e si ritirarono guaendo come cuccioli e poi sparirono lasciando solo un vago sentore di zolfo.

            Mi volsi verso Eva Torres e stirando le labbra in un sogghigno le chiesi:

-Sostiene ancora di non credere ai demoni?-

 

 

4.

 

 

            L’ufficio di Eva Torres al Quartier Generale della Polizia di Los Angeles era piuttosto piccolo e l’arredo era minimalista come mi ero aspettato da una come lei. Una vetrata la metteva in grado di osservare i suoi uomini della Sezione Speciale Omicidi, com’era chiamata la sua unità. In qualità di comandante avrebbe potuto semplicemente assegnare gli incarichi e restare nel suo ufficio ma le piaceva troppo il lavoro di strada, come lo chiamava lei, e non disdegnava di occuparsi di qualche caso personalmente. In più,questo era un caso che scottava e lei aveva appena scoperto quanto.

-Demoni, non riesco ancora a crederci.- borbottò ancora una volta.

-Pensi a loro come ad alieni, se la fa stare meglio.- dissi.

-Demoni.- ripeté lei a mezza voce -Io sono una donna razionale, non ho mai creduto che il Demonio esistesse veramente ma ora sono costretta a crederci. Cosa si può fare contro di lui: pregare?-

-Può funzionare ed anche il suo crocefisso se è per quello, come ha potuto constatare di persona, ma per allontanare un demone di alto rango da questo piano dell’esistenza occorre qualcosa di più drastico: un esorcismo.-

-E lei è in grado di praticarlo? Oddio, non riesco a credere di averlo detto.-

-Ce ne sono altri, ma, modestamente, io sono il migliore.-

            Eva stava per replicare qualcosa ma si bloccò a causa dello squillo del suo cellulare. La sentii borbottare:

-Ah, ok, arrivo subito.

            Mi guardò e disse:

-Le va di accompagnarmi dal Medico Legale?-

            Ovviamente sapeva già la risposta.

 

            La ragazza bionda vestiva un abito nero molto corto ed aderente con le spalle nude ed un’ampia scollatura frontale che lasciava vedere l’incavo del seno. Faceva parte del suo personaggio e lei doveva restare fedele al suo personaggio anche fuori dal set. Così volevano le regole del gioco e lei doveva rispettarle anche in un posto come quello.

                L’insegna sopra la porta d’ingresso diceva:

LOS ANGELES COUNTY DEPARTMENT OF THE MEDICAL EXAMINER-CORONER

In altre parole era l’obitorio della Contea ed era lì che la povera Kathy attendeva. Erano state coinquiline e questo era il motivo per cui avevano chiamato: Kathy non aveva altri contatti a Los Angeles, i suoi genitori vivevano in Tennessee e non avevano la più pallida idea di cosa facesse la loro figlia per vivere, l’avrebbero scoperto presto, ahimè.

La ragazza bionda percorse il corridoio a testa bassa. Kathy era stata identificata grazie alle impronte digitali, era schedata per prostituzione, ma occorreva sempre un riconoscimento formale e toccava a lei farlo. Si era appena ripresa dal suo incubo quando aveva ricevuto la telefonata e le era sembrato che il mondo le crollasse addosso, era Kathy la ragazza trovata morta nella chiesa sconsacrata. Era morta proprio come la ragazza del suo sogno. No, doveva essere sincera con se stessa: Kathy era la ragazza del suo sogno e lei aveva sognato di esserne l’assassina. Cosa voleva dire? E se…?

La voce dell’inserviente interruppe il flusso dei suoi pensieri:

-Da questa parte, Miss Jade.-

                Lo seguì sino ad una sala autopsie. All’interno la attendevano un uomo con gli occhiali e la tenuta da medico, una donna latina con appuntato sul bavero della giacca un distintivo dorato della Polizia ed un uomo dai capelli rossi ben vestito che indossava un elegante completo scuro e che la squadrò in modo strano. Non i soliti sguardi che le rivolgevano normalmente gli uomini ed anche qualche donna. Sembrava quasi che sapesse.

                La donna si fece avanti e si presentò:

-Tenente Torres, mi occupo delle indagini. Lui è Daimon Hellstrom, un consulente.-

                Non specificò in cosa e lei non lo chiese. Era troppo concentrata sulla ragione per cui era lì. Meccanicamente rispose:

-Jazz Jade.

                Forse avrebbe dovuto dire il suo vero nome, ma ormai era tardi e comunque la ragazza che era prima di arrivare a Los Angeles non esisteva più da tempo: lei era Jazz Jade e nessun’altra.

                L’inserviente scostò delicatamente il lenzuolo scoprendo solo la faccia della giovane donna distesa sul lettino.

-Sì, è lei.- disse a voce bassa la donna che si faceva chiamare Jazz Jade -È Kathy … Katherine Sheldon. Nel nostro ambiente era nota come Shelly Kyle.-

-Corrisponde ai nostri file.- commentò la poliziotta -Grazie Miss Jade .-

-Ho fatto solo il mio dovere.-

                Grosse lacrime le rigarono le guance. Per un momento parve che le gambe le cedessero e Daimon Hellstrom fu lesto a sostenerla.

Fu allora che vide il disegno che le marchiava la scapola destra: un pentacolo rosso con la stella rovesciata.

 

                 Rimasi senza parole per un po’: quel simbolo era identico, anche se in piccolo, a quello che avevo impresso sul mio petto e non sembrava un tatuaggio, ma piuttosto una voglia o un marchio. Lo sfiorai istintivamente con un dito.

-Da dove viene quel tatuaggio?- chiesi bruscamente -Da un quanto ce l’ha?-

-Questo?- rispose lei sconcertata toccandoselo a sua volta -Ce l’ho da quando sono nata, credo.-

            La presi per le spalle e la scossi con violenza esclamando:

-Una voglia a forma di pentacolo rovesciato? Mi prendi in giro, troia? Dimmi la verità: è lui che ti ha marchiato? Da quanto lo servi?-

            Ancora una volta il mio lato oscuro era uscito allo scoperto incurante di tutto e tutti. La ragazza fissò i miei occhi rossi ed io nei suoi lessi terrore, sconcerto ed anche qualcos’altro: consapevolezza?-

            Eva Torres pose una mano su una mia spalla tirandomi indietro e dicendo:

-Adesso basta, Hellstrom, la lasci stare!-

            Frenai a stento l’istinto di darle uno schiaffo e mi ricomposi. Torres si rivolse alla ragazza:

-Mi scusi per l’incidente Miss Jade, può andare adesso.-

-Grazie.- si limitò a rispondere lei.

            Rimasi in silenzio ad osservarla mentre firmava i moduli per il riconoscimento. Il suo pentacolo sembrava pulsare esattamente come il mio sotto la camicia.

Alla fine, appena prima di uscire, si voltò e mi fissò. C’era qualcosa nel suo sguardo, come un’implorazione. durò solo un paio di secondi poi lei si voltò ancora e se ne andò.

-Cosa le è saltato in mente di aggredirla in quel modo, Hellstrom?- mi urlò Torres.

-Lei non può capire, Torres… o forse sì: lei è marchiata col pentacolo, il mio pentacolo.-

            Un lampo di comprensione passò negli occhi di Eva Torres

-Crede che sia implicata negli omicidi?- mi chiese.

-Non lo so, la sua reazione alla vista della sua amica mi è sembrata genuina, eppure deve avere un legame con mio padre, anche se forse non ne è consapevole, non ancora almeno.-

-Allora dovremo fare un’altra chiacchierata con Miss Jade. Ma a proposito: che razza di nome è Jazz Jade?-

-Non lo sapete?- intervenne l’inserviente -È il suo nome d’arte. Jazz Jade è una delle più famose pornostar della Nazione. Ha vinto un paio di AVN Awards[6] e un XRCO Award come Starlet dell’anno ai suoi esordi -[7]

            Ci voltammo tutti a guardarlo. Lui scrollò le spalle.

-Ehi!- disse -Mi tengo informato.-

            Eva Torres fece una smorfia disgustata poi mi fece segno di seguirla. Stava per uscire quando si fermò e chiese al medico:

-Chi c’è sull’altro lettino: Sam Akroyd?-

-No.- rispose lui -Si tratta di Victor Yeager, il Vice Cancelliere dell’U.C.L.A. Apparentemente è morto d’infarto ma…- scoprì il volto del cadavere e sulla fronte aveva un marchio: una clessidra rossa. -… il Procuratore Distrettuale vuole vederci chiaro.-

 quel disegno mi ricordava qualcosa ma non riuscivo a metterlo a fuoco.

-Ho sentito parlare di Yeager.- commentò la Torres -Stava per essere incriminato per aver molestato degli studenti. Non piangerò per lui.-

Uscimmo e lei rimase in silenzio per tutto il viaggio di ritorno alla Centrale. Nel suo ufficio si mise al computer e stese un veloce rapporto poi guardò l’orologio e si rivolse a me:

-È ora di andare. Venga con me: visto che la sua auto è dal meccanico, l’accompagnerò io a casa.-

-Ai suoi ordini.- replicai con un sorriso beffardo.

            Dopo che ebbe timbrato il cartellino la seguii sino al parcheggio dove salimmo sulla sua auto: una Ford decisamente migliore dello scassato macinino di Seth Lieber.

            Non ci volle molto ad arrivare davanti al palazzo dov'era il mio appartamento. Lei arrestò l’auto e disse:

-Bene, adesso….-

            Non la lasciai finire e la baciai. Lei annaspò per un po’ poi rispose al bacio. Quando mi staccai da lei dissi in tono sicuro:

-Adesso noi due saliremo nel mio appartamento e ci resteremo sino a domattina dedicandoci al sesso più sfrenato.-

            Lei rispose solo con un cenno del capo. Parcheggiò e mi seguì senza discutere.

 

 

5.

 

 

            Horace Lupeski guardò fuori dalla finestra del suo ufficio ignorando ostentatamente il ragazzo alle sue spalle. Infine disse:

-Sei stato uno stupido.-

-Come osi parlarmi così?- sbraitò il giovane -Sono stato io che l’ho evocato, è merito mio se ora è qui tra noi!-

-E cosa hai ottenuto? I suoi servi ti hanno quasi ammazzato all’Università. Che bisogno avevi di evocare anche loro?-

-Lo ammetto: la cosa mi è sfuggita di mano. Non sono così esperto di arti occulte come credevo ed ho commesso un paio di errori nell’evocazione: una candela è caduta a terra ed ha cancellato parte del pentacolo così…-

-Basta così!- scattò Lupeski -Lei non è affatto contenta dei tuoi errori.-

-Lei?-

Sul viso del ragazzo si dipinse un’espressione di puro terrore.

-Sì: lei. Vuole vederti e sarà meglio che le tue giustificazioni siano convincenti, molto convincenti.-

                Horace Lupeski si concesse un sorriso maligno.

 

                Io ed Eva stavamo facendo colazione nel mio salotto quando squillò il suo cellulare. Era stata una notte molto intensa ed avevo scoperto che la detective tutta d’un pezzo era molto calda tra le lenzuola, ma poiché sono un gentiluomo in fondo, molto in fondo ad essere onesti, tacerò sui particolari.

            Eva rispose alla chiamata ed infine disse :

-Arrivo subito.- poi si rivolse a me -Era la Centrale: hanno trovato un altro cadavere, anzi due.-

-Due?- esclamai -Questo sì che è interessante.-

-Vieni con me, allora?-

-Ne dubitavi, forse?-

-Non dubiterò di te mai più.- ribatté lei con convinzione. Faccio questo effetto alle donne.

            Facemmo una doccia veloce e ci rivestimmo. Pochi minuti dopo eravamo a bordo della sua auto.

-Non ti disturba quello che penseranno i tuoi detective vedendoci arrivare insieme?- le chiesi.

-Che si fottano.- fu la sua risposta.

            La mia Eva.

 

            La scena del crimine stavolta era Griffith Park, non troppo lontano dall’Osservatorio dove erano state girate le scene più famose del film “Gioventù bruciata”.

            Qualcuno aveva piantato nel terreno una croce rovesciata ai cui piedi giaceva una delle vittime: una ragazza dai capelli neri, forse ispanica, che era nelle stesse condizioni delle altre due ragazze, ovvero nuda e col petto squarciato. Sotto di lei era stato tracciato il solito pentacolo insanguinato,

            Non fu però lei ad attrarre tutta la mia attenzione bensì la seconda vittima. Tanto per cominciare era un uomo, un ragazzo sui vent’anni per essere esatti. Era stato inchiodato alla croce a testa in giù nella stessa posa del Cristo. Era anche lui nudo ed era stato letteralmente eviscerato con le viscere poste intorno alla sua fronte come un’oscena corona. Il resto dei suoi organi interni chissà dov’era, magari dato in pasto ai cani.
            Quello che aveva attratto la mia attenzione non era stato solo il fatto che stavolta era stato sacrificato anche un uomo ma che io lo conoscevo: era quel ragazzo che all’università durante l’attacco dei demoni biascicava invocazioni al Capro Nero e diceva di voler essere come Horace Lupeski. Avrei voluto interrogarlo ma non ci ero riuscito ed ora non avrei più potuto farlo.

            Sul suo volto un’espressione di assoluto terrore, come se avesse visto il Diavolo in persona e forse era proprio quel che era avvenuto.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

 

            Torna, dopo tre anni di assenza la serie di Hellstrom per concludere la storia lasciata in sospeso da Fabio Chiocchia che colgo l’occasione di ringraziare per il suo contributo. Forse, anzi, certamente, io sono andato in direzioni diverse da quelle da lui immaginate, ma temo fosse inevitabile.

            Ed ora un po’ di note:

1)    Katherine Reynolds è stata creata da Steve Gerber & Jim Mooney su Marvel Spotlight Vol. 1°#14 datato marzo 1974.

2)    Il personaggio di Saripha Thames è stato creato da John Warner & P. Craig Russell su Son of Satan #4 datato giugno 1976.

3)    Il personaggio di Eva Torres è stato creato da Fabio Chiocchia. Lui non ne ha dato una descrizione precisa ed io mi sono divertito ad immaginarla somigliante all’attrice texana di origini messicane Eva Longoria.

4)    Quando Daimon chiama scherzosamente Eva Torres Little Eva, fa un riferimento sia all’omonimo personaggio del libro  “La capanna dello Zio Tom che alla cantante afroamericana Eva Narcissus Boyd, nota appunto come Little Eva, che divenne famosa nel 1962 cin la canzone  The Loco-Motion”

5)    Il personaggio di Jazz Jade è una mia creazione basata in parte su Jezzerie Jaden, Shadow Hunter, personaggio horror dalla breve vita editoriale creato nel 2007 per la Virgin Comics nientemeno che dalla famosa pornostar americana Jenna Jameson. La mia Jazz ne ha preso l’aspetto fisico, peraltro basato proprio su quello della stessa Jameson, ed anche parte della biografia. Se ho deciso di fare di Jazz una pornostar è stato proprio per un contorto omaggio alla creatrice del personaggio a cui mi sono ispirato. -_^

Nel prossimo episodio: nuovi omicidi, rivelazioni inaspettate, forse, ed altre sorprese. Vi aspetto.

 

 

Carlo



[1] Nello scorso episodio.

[2] Vedi Tomb of Dracula Vol. 1° #59 (in Italia su La Tomba di Dracula, Star Comics #3)

[3] University of California Los Angeles.

[4] Il Decano nelle Università americane corrisponde al nostro Preside di Facoltà.

[5] Il numero di emergenza negli Stati Uniti.

[6] Premio equivalente all’Oscar per i film porno.

[7] Gli XRCO Awards sono dei premi relativi al mondo della pornografia assegnati dalla X-Rated Critics Organization.